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Palabras – Carnevale

È carnevale, indossate le maschere, divertitevi.

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A carnevale io mi diverto, dal latino devertĕre ‘volgere altrove, stornare’.
È questo, in fondo, il senso della festa antichissima cui sto partecipando: volgere altrove la propria vita, stornarla, dismettere i panni di tutti i giorni e indossarne altri. Divertire significa anche mutare direzione o corso, deviare, cambiare strada. Se il divertimento per voi è questo, forse la base etimologica cui affidate ogni sabato sera sarà un altro verbo, il latino divertĕrescostarsi, separarsi, allontanarsi’.

indexIl concetto di allontanamento è rintracciabile anche nella parola carnevale, che etimologicamente risale al latino medievale carnelevare (da carnem levare), con cui si indicava la quaresima, periodo in cui il venerdì si deve letteralmente ‘proibire la carne’, levarla dalla nostra dieta. Carnelevare è una voce ancora presente nei dialetti toscani, nel piemontese (carlevè) e nel genovese (carlevà). Anche nel napoletano carnevalare c’è ancora traccia dell’antico infinito, ma la metatesi (lo spostamento di l e v) fa di tutto per nasconderlo.
Stesso significato ma forma diversa ha il termine antico e letterario carnasciale, dal latino medievale carnem laxarequaresima’, letteralmente ‘lasciare la carne’.

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Oggi questa voce sopravvive nell’aggettivo carnascialesco, con cui si qualificano i canti che a Firenze accompagnavano le mascherate. Il canto carnascialesco più famoso è il “Trionfo di Bacco e Arianna” (o “Canzona di Bacco”) di Lorenzo il Magnifico, suggellato dal celebre ritornello “Quant’è bella giovinezza / che si fugge tuttavia! / Chi vuol esser lieto, sia: / di doman non c’è certezza”.

Con carnevale si indica anche il grasso fantoccio che, al termine della festa, viene fatto Re-giorgio-bruciamorire tra le fiamme. Per questa ragione la locuzione essere un carnevale ha in italiano il significato di ‘essere di aspetto festoso, allegro, bonario’. Ma se passeggiate per le strade trafficate di Bari e un tizio urla alle vostre spalle: “Sì nu carnevàle!”, non sta certo elogiando bonariamente la vostra persona. No, vi sta offendendo: per lui siete soltanto uno stupido che si comporta in maniera pittoresca. Sta a voi, dunque, reagire con sprezzatura rinascimentale e sistemare il losco figuro con un paio di chitemmurte.

Mi diverto, festeggio il carnevale, brucio fantocci, reagisco agli insulti − va bene. Manca qualcosa, però. Non ho una maschera. Mentre scendo per dirigermi al negozio cinese poco distante, penso all’etimologia di maschera e sorrido. Le cose si fanno, linguisticamente parlando, interessanti.

maschere+carnevale
Maschera, infatti, risale al latino tardo masca che significava ‘lamia, strega’. Perciò solo quando andate al veglione travestite da strega, potete allo stesso tempo indossare ed essere una maschera.lamia
Da masca a maschera il passo è breve: a tal proposito, si confrontino il turco mashara, lo spagnolo e il portoghese màscara, il francese masque, il tedesco Maschkera e l’inglese mask.
Se al veglione appesantirete con troppo mascara le vostra ciglia, sappiate questo: mascara deriva da maschera. Si tratta di un prestito di ritorno. Màscara (con l’accento sulla prima a) è una variante antica di maschera introdotta in lingua inglese. Oltremanica avvengono due spostamenti. Il primo riguarda il significato: da ‘maschera’ a ‘cosmetico per colorare ciglia e sopracciglia’; il secondo concerne l’accento, da màscara a mascàra. Questo termine è stato poi reintrodotto in Italia.

In latino, invece, era la parola persōna a significare ‘maschera teatrale’. Persona deriva a sua volta dal greco prósōpon passato attraverso l’etrusco phersu. Secondo un’altra ipotesi, più avvincente ma certamente falsa, persona risalirebbe alla locuzione per sonare ‘suonare attraverso’, traendo la sua origine da una delle funzioni che aveva la maschera nel teatro antico, quella cioè di amplificare la voce dell’attore.

Come si è poi giunti dal significato di ‘maschera’ a quello di ‘persona’?

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Il pensiero stoico, secondo cui ogni persona indossa tre maschere durante la commedia della propria esistenza, e quello cristiano (cos’è la Trinità se non una Persona con tre proprietà?) hanno prodotto il mutamento semantico cui tutti dobbiamo esser grati: ci ha regalato, infatti, una delle parole più belle del nostro vocabolario.
E se i concetti di ‘maschera’ e ‘persona’ vi sembrano distanti o addirittura opposti, sappiate che Oscar Wilde ha creato un aforisma che fa al caso vostro: “Ogni uomo mente, ma dategli una maschera e sarà sincero”.

Buon carnevale, mascherine!carnevale-libri

Giovanni Laera